Sentirsi tranquille e paciose in un contesto che non ti è mai capitato di frequentare e in mezzo a gente a cui hai stretto la mano un’ora prima può capitare solo se si ha la certezza di essere al sicuro e se si coltiva la speranza che anche il tuo pezzettino del puzzle possa servire a qualcosa. Io di maternità ho cominciato a scrivere e a parlare perché mi sentivo incastrata in una forma peculiare (ma in fondo comunissima) di solitudine, mi son resa conto un po’ dopo e a mente più lucida. E a che servono gli spazi in cui si può concentrare l’attenzione? A creare un legame, ad aumentare la consapevolezza, a imparare da quello che le altre hanno costruito, a liberare in un territorio condiviso dei nodi che al “pubblico” dovrebbero appartenere, a dare forza alle istanze di tutte quante. Lo si può fare mettendo insieme dati e comicità, spettacolo e testimonianza, leggero e serissimo, attualità non incoraggiante e ipotesi per migliorare le cose. Quello della mamma non è un costume che ci si mette e ci si toglie, ma a volte i costumi servono per raccontare meglio - e più forte. È stato bello, amiche nuove. Grazie per aver palpato il culo anche a me prima di andare in scena, anche se io non ho mai fatto teatro. ❤️
Andate a trovarle e ad ascoltarle:
@alessia_crocini @ritapelusio @annagaiamarchioro @mary_folli @cikale_hostress @lindalaurasabbadini
E grazie ancora per avermi voluta qua in mezzo a voi all’
@ereditadelledonne,
@serenadandini. ❤️
👗
@ladoublej che ringrazio per avermelo prestato per l’occasione 🌈