Abbiamo abbandonato ogni tentativo di uniformità cromatica e soffocato sul nascere ogni ambizione di albero di Natale a tema. Quest’albero non vuole offrirci nessuna esperienza estetica ma proietta inesorabilmente la nostra cialtroneria nello spazio domestico. Ci sono le palle vecchie sopravvissute ai traslochi e ai bambini, delle palle che a noi sembrano nuove perché le abbiamo comprate meno di dieci anni fa e degli addobbi che non hanno amici visivamente compatibili e non sappiamo da dove arrivino. Ci sono le palle-lavoretto che ho imparato ad amare anche se hanno un aspetto discutibile e delle palle che non si arrendono anche se sono state ricomposte col Super Attack. Quest’anno abbiamo inspiegabilmente perso il puntale. Non c’è e basta. Bisogna procurarsene un altro. Nel fare l’albero abbiamo sfondato tre palle perché il bambino piccolo è convinto che tutta la roba rotonda rimbalzi d’ufficio. E invece non rimbalza mai. STATE LONTANI FERMI LÌ CHE VI SBREGATE I PIEDI IMMOBILI CHE MAMMA PASSA L’ASPIRAPOLVERE. In un moto d’orgoglio, abbiamo decorato con perizia anche la parte posteriore dell’albero, ma bisogna ammettere che la densità di addobbi è fisiologicamente inferiore. Si continua a dibattere sull’opportunità di tenere le lucette accese anche quando andiamo a letto, ma così… per contribuire all’aria garrula e festosa del palazzo. Metti che uno passa per strada e non s’accontenta delle luminarie urbane. Ecco, guarda, c’è il nostro albero che si vede dalla finestra. E invece no, finisce che lo spengo. Non si sa come, ma siamo ricoperti di glitter. I bambini hanno del glitter appiccicato al cuoio capelluto e nemmeno l’Epifania basterà a portarselo via. Ti vogliamo bene, albero. Anche se sei un cretinone come noi.
Abbiamo abbandonato ogni tentativo di uniformità cromatica e soffocato sul nascere ogni ambizione di albero di Natale a tema. Quest’albero non vuole offrirci nessuna esperienza estetica ma proietta inesorabilmente la nostra cialtroneria nello spazio domestico. Ci sono le palle vecchie sopravvissute ai traslochi e ai bambini, delle palle che a noi sembrano nuove perché le abbiamo comprate meno di dieci anni fa e degli addobbi che non hanno amici visivamente compatibili e non sappiamo da dove arrivino. Ci sono le palle-lavoretto che ho imparato ad amare anche se hanno un aspetto discutibile e delle palle che non si arrendono anche se sono state ricomposte col Super Attack. Quest’anno abbiamo inspiegabilmente perso il puntale. Non c’è e basta. Bisogna procurarsene un altro. Nel fare l’albero abbiamo sfondato tre palle perché il bambino piccolo è convinto che tutta la roba rotonda rimbalzi d’ufficio. E invece non rimbalza mai. STATE LONTANI FERMI LÌ CHE VI SBREGATE I PIEDI IMMOBILI CHE MAMMA PASSA L’ASPIRAPOLVERE. In un moto d’orgoglio, abbiamo decorato con perizia anche la parte posteriore dell’albero, ma bisogna ammettere che la densità di addobbi è fisiologicamente inferiore. Si continua a dibattere sull’opportunità di tenere le lucette accese anche quando andiamo a letto, ma così… per contribuire all’aria garrula e festosa del palazzo. Metti che uno passa per strada e non s’accontenta delle luminarie urbane. Ecco, guarda, c’è il nostro albero che si vede dalla finestra. E invece no, finisce che lo spengo. Non si sa come, ma siamo ricoperti di glitter. I bambini hanno del glitter appiccicato al cuoio capelluto e nemmeno l’Epifania basterà a portarselo via. Ti vogliamo bene, albero. Anche se sei un cretinone come noi.
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