In quale lingua preferisci che parliamo? «In rumeno». Pausa. Sguardo imperscrutabile, anche perché nascosto da grandi occhiali scuri. Poi: «Scusa, se mi chiedi ti dico, preferisco rumeno. È verità». La verità è un concetto cui Ilie Năstase tiene moltissimo, e infatti gli chiedo subito quanta ce ne sia in “Nasty: More Than Just Tennis”, il film che l’interessato ha seguito, sembrerebbe, con parecchia attenzione. «È tutto vero lì dentro, sai, le partite, i casini, tutto. Ci siamo fatti dare i filmati da Wimbledon, da Forest Hills e dagli altri, così non possono dire che ci siamo inventati niente. Ma stavolta non possono darmi multe».
Multe e squalifiche sono ancora l’ossessione di Nasty. Non è un riflesso della paranoia di chi è cresciuto oltre Cortina, visto che le sanzioni disciplinari – l’ultima risale al 2017, quando durante la prima gravidanza di Serena Williams si lasciò scappare una battutaccia sul probabile colore del nascituro – hanno scandito il suo rapporto con il tennis. Ma mentre nelle interviste dei tempi d’oro mostrava di rendersi perfettamente conto di quello che faceva («Il mio gioco è un po’ attaccare le regole e un po’ difendersi dalle regole») oggi ci tiene soprattutto a ricordare di essere stato un tennista, sotto sotto, come tutti gli altri. E, soprattutto, un fuoriclasse. Per quanto strana possa sembrare, la prima affermazione sta abbastanza in piedi. Quanto alla seconda, a corroborarla ci sono gli archivi e YouTube, anche se la paura di Ilie, evidentemente, è che non bastino.
L’intervista di Matteo Codignola su U.
📷 1. Ilie Năstase con il suo allenatore Ion Ţiriac a Monte Carlo nel 1971; 2. l’arrivo all’aeroporto londinese di Heathrow, nel 1973, insieme all’ex moglie Dominique Grazia.