“Se una foto non è abbastanza buona, significa che non sei abbastanza vicino”, diceva Robert Capa. Vi sembrano ottime le foto di questo post, vero, scattate a distanza ravvicinata? Sbagliato. Le drammatiche ed emozionanti scene belliche del D-Day che state osservando sono false, create con l’Ai.
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Per realizzare “We Are At War” (ora pubblicato da @lartiere) Phillip Toledano (@mrtoledano) è tornato “artificialmente” a Omaha Beach e continuato una storia: quella epocale documentata dall’unico reporter al mondo, il 6 giugno 1944, quando l’ungherese sbarcò in Normandia, armato delle sue Contax II, accanto alle truppe americane e sotto il fuoco tedesco. Scattò 106 foto, «ne restarono solo 11, tra cui la più celebre del soldato Usa che avanza nell’acqua fino alla vita», racconta Toledano.
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“The Magnificent Eleven”, che uscirono su Life, sopravvissero all’errore di un assistente maldestro che, nella camera oscura della sede londinese del magazine, bruciò quasi tutti i rullini. Una svista del passato che si è rivelata «una grande opportunità per due motivi: primo, perché ha creato un vuoto che io potevo riempire. Secondo, e più importante, perché quel vuoto atteneva al D-Day e a Robert Capa, tanto importanti per il XX secolo da offrire un’occasione perfetta per dimostrare il potere manipolatorio delle immagini».
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L’intervista di Carlotta Magnanini (@carlottamag) su @u_repubblica
“Se una foto non è abbastanza buona, significa che non sei abbastanza vicino”, diceva Robert Capa. Vi sembrano ottime le foto di questo post, vero, scattate a distanza ravvicinata? Sbagliato. Le drammatiche ed emozionanti scene belliche del D-Day che state osservando sono false, create con l’Ai. ‌ Per realizzare “We Are At War” (ora pubblicato da @lartiere) Phillip Toledano (@mrtoledano) è tornato “artificialmente” a Omaha Beach e continuato una storia: quella epocale documentata dall’unico reporter al mondo, il 6 giugno 1944, quando l’ungherese sbarcò in Normandia, armato delle sue Contax II, accanto alle truppe americane e sotto il fuoco tedesco. Scattò 106 foto, «ne restarono solo 11, tra cui la più celebre del soldato Usa che avanza nell’acqua fino alla vita», racconta Toledano. ‌ “The Magnificent Eleven”, che uscirono su Life, sopravvissero all’errore di un assistente maldestro che, nella camera oscura della sede londinese del magazine, bruciò quasi tutti i rullini. Una svista del passato che si è rivelata «una grande opportunità per due motivi: primo, perché ha creato un vuoto che io potevo riempire. Secondo, e più importante, perché quel vuoto atteneva al D-Day e a Robert Capa, tanto importanti per il XX secolo da offrire un’occasione perfetta per dimostrare il potere manipolatorio delle immagini». ‌ L’intervista di Carlotta Magnanini (@carlottamag) su @u_repubblica
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