“Ognuno fa schifo come può”, canta
@auroroborealo. Eppure lui
riesce a fare schifo meglio di chiunque altro. Classe 1984, cantautore di musica demenziale, collezionista e divulgatore di libri (
@libri.brutti) e dischi brutti (
@orrorea33giri). Con i suoi 59 chili distribuiti per un metro e 89 di altezza, è anche spogliarellista e cubista che più cringe non si potrebbe, nel gruppo dei
@bellieimpossibiliofficial.
Borealo è un paladino del trash, discepolo di Tommaso Labranca, e soprattutto profeta delle nostre future nostalgie. Ciò che è brutto per gli altri, per lui è semplicemente bellissimo. E la cosa sorprendente è che il tempo gli dà sempre ragione. «Sono nato a metà anni Ottanta, nell’estetica del brutto», racconta. «Ogni prodotto culturale veniva utilizzato, consumato e dopo qualche anno considerato vecchio, fuori moda, brutto. Ma nel giro di 15-20 anni questi successi venivano recuperati e rivalutati. Era il trash teorizzato da Labranca, un misto di nostalgia, gusto naïf e presa di coscienza che certi prodotti culturali “bassi” dicono di un’epoca molto più dei loro corrispettivi “alti”».
“Sia i piatti che i cessi li produce Richard Ginori” è un verso-manifesto. «Dal punto di vista culturale le due cose spesso coincidono. Per questo bisognerebbe avere un rapporto sano tra ciò che produciamo, consumiamo e scartiamo, anche nella cultura. Alla fine è il “produci consuma crepa” dei CCCP, solo meno disfattista. In altre parole, non dovremmo vergognarci della cultura che viene considerata brutta, perché a un certo punto ritornerà. E noi saremo lì a rimpiangere quanto abbiamo fatto schifo».
L’intervista di Nicola Baroni (
@nicobaro.nb) su U.