#VFautori Da venerdì scorso, giorno dell’uscita a sorpresa dell’album senza post, rollout o featuring, non c’è momento in cui apro le storie di Instagram senza trovare uno o più dei miei contatti che ascolta uno dei nuovi brani di Marracash,che uscendo dalla bolla è entrato nella mia bolla e in quella di tutti gli altri. Il suo «È finita la pace» è a oggi il secondo disco d’esordio più ascoltato al mondo su Spotify. Ma non è solo questione di numeri: Marra ci dice quello che avevamo bisogno di sentire e che forse non avevamo il coraggio. Racconta il peggio di noi e il meglio di noi, e lo fa senza girarci intorno.
In Crash fa un’analisi spietata della società: c’è la voglia di cambiare il mondo con un like e i morti che con due scrolling non contano più, c’è il governo dei fasci che dice cose preistoriche e l’odio anti-celebrity che cresce, i poveri che si assomigliano e i ricchi identici. E poi ci sono Gli sbandati che hanno perso, e ancora una volta siamo noi. Ci ubriachiamo di lavoro, siamo prigionieri di un ruolo, di una relazione o del Lexotan. La guerra è persa, conclude Marracash, non troviamo più pace. Marracash non dà soluzioni, ma le sue 13 canzoni sono un’ottima sessione di analisi. Perché è credibile, non giudica, non guarda da fuori, ma ci sta dentro con tutte e due le scarpe. Ammette, infatti, di avere avuto un burnout, di aver sofferto di dipendenza da sonniferi, di essere insomma anche lui vittima della bolla. Marracash arriva così per ultimo ma ha la forza del personaggio dell'anno. Il motivo è semplice: sa parlare a tutti.
Di
@stefisalta
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