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Tlon | Maura Gancitano e Andrea Colamedici

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Tlon | Maura Gancitano e Andrea Colamedici Profile Information

@tlon.it on Instagram have full name is Tlon | Maura Gancitano e Andrea Colamedici. Here you can discover all stories, photos, videos posted by tlon.it on Instagram. Read More...

Prima che esistesse l’intelligenza artificiale, c’era già il suo racconto.
Le sfide attuali dell’IA sono già state immaginate, temute e desiderate. Ecco perché è utile una storia culturale dell’IA, che riveli le nostre paure e i nostri desideri più profondi. 

“L’algoritmo di Babele” di Andrea Colamedici e Simone Arcagni (Solferino) raccoglie storie e miti dell’intelligenza artificiale attraverso i suoi profeti: mistiche, filosofi, letterati, scienziate e poeti. 
Da oggi è in preordine. 
Dal 5 novembre in libreria e in edicola con il Corriere della Sera.
Prima che esistesse l’intelligenza artificiale, c’era già il suo racconto. Le sfide attuali dell’IA sono già state immaginate, temute e desiderate. Ecco perché è utile una storia culturale dell’IA, che riveli le nostre paure e i nostri desideri più profondi. “L’algoritmo di Babele” di Andrea Colamedici e Simone Arcagni (Solferino) raccoglie storie e miti dell’intelligenza artificiale attraverso i suoi profeti: mistiche, filosofi, letterati, scienziate e poeti. Da oggi è in preordine. Dal 5 novembre in libreria e in edicola con il Corriere della Sera.
1.6K 29 2 months ago
Quante volte, durante la nostra adolescenza, abbiamo avuto a che fare con comportamenti violenti e prevaricatori mascherati da amore e romanticismo? Ripensando alla primavera dei suoi quindici anni, Maura Gancitano (@tlon.it) si chiede: cosa sarebbe successo se la scuola, gli adulti, l'ambiente intorno a lei avesse avuto gli strumenti per capire cosa stava succedendo, e per mettere in relazione comportamenti e modelli relazionali?

È proprio da queste domande che prende le mosse "Erotica dei sentimenti". Lo trovate in tutte le librerie dal 17 settembre.
Quante volte, durante la nostra adolescenza, abbiamo avuto a che fare con comportamenti violenti e prevaricatori mascherati da amore e romanticismo? Ripensando alla primavera dei suoi quindici anni, Maura Gancitano (@tlon.it) si chiede: cosa sarebbe successo se la scuola, gli adulti, l'ambiente intorno a lei avesse avuto gli strumenti per capire cosa stava succedendo, e per mettere in relazione comportamenti e modelli relazionali? È proprio da queste domande che prende le mosse "Erotica dei sentimenti". Lo trovate in tutte le librerie dal 17 settembre.
14.6K 61 3 months ago
La Palestina era un deserto prima dell’arrivo dei coloni? 
Il grande storico israeliano Ilan Pappé, in questo estratto dalla nostra lunga intervista disponibile sul nostro canale Yt, decostruisce il mito secondo cui Israele avrebbe fatto fiorire il deserto in Palestina. 
Questa, in realtà, era una terra fiorente e ricca d’acqua, abitata da una comunità prospera ed ecologica, che è stata gradualmente e inesorabilmente desertificata.
La Palestina era un deserto prima dell’arrivo dei coloni? Il grande storico israeliano Ilan Pappé, in questo estratto dalla nostra lunga intervista disponibile sul nostro canale Yt, decostruisce il mito secondo cui Israele avrebbe fatto fiorire il deserto in Palestina. Questa, in realtà, era una terra fiorente e ricca d’acqua, abitata da una comunità prospera ed ecologica, che è stata gradualmente e inesorabilmente desertificata.
6.1K 108 3 months ago
L’uccisione del ceo di UnitedHealthcare Brian Thompson da parte del 26enne americano Luigi Mangione ha generato migliaia di testimonianze di famiglie rovinate dai mancati rimborsi per cure essenziali.

La rabbia che serpeggia nelle piazze e sui social media non è irrazionale: è il risultato di anni di promesse tradite e di un modello economico che ha perso di vista il suo scopo originario, creare prosperità condivisa.

Ma questa ondata di rabbia e indignazione non è più confinata alle tradizionali categorie della sinistra o della destra. È trasversale, e unisce l’operaio specializzato al professionista, il piccolo imprenditore al dipendente pubblico. È la consapevolezza che il sistema attuale non è più sostenibile, né economicamente né socialmente. 

🔗 L'approfondimento dei @tlon.it in edicola da oggi è già disponibile al link in bio

#VFautori
L’uccisione del ceo di UnitedHealthcare Brian Thompson da parte del 26enne americano Luigi Mangione ha generato migliaia di testimonianze di famiglie rovinate dai mancati rimborsi per cure essenziali. La rabbia che serpeggia nelle piazze e sui social media non è irrazionale: è il risultato di anni di promesse tradite e di un modello economico che ha perso di vista il suo scopo originario, creare prosperità condivisa. Ma questa ondata di rabbia e indignazione non è più confinata alle tradizionali categorie della sinistra o della destra. È trasversale, e unisce l’operaio specializzato al professionista, il piccolo imprenditore al dipendente pubblico. È la consapevolezza che il sistema attuale non è più sostenibile, né economicamente né socialmente. 🔗 L'approfondimento dei @tlon.it in edicola da oggi è già disponibile al link in bio #VFautori
6.5K 141 8 days ago
La crisi del progressismo
La crisi del progressismo
2.2K 46 a month ago
Ciò a cui stiamo assistendo è l’esito dello scontro tra due forme interne al tecnocapitalismo. Uno scontro che rivela tutte le contraddizioni del nostro sistema socioeconomico, e che racconta una spaccatura sociale che non nasce oggi, e che si manifesta sempre più spesso nelle risposte elettorali negli Stati Uniti, come in Europa.

I progressisti americani hanno commesso l’errore fatale di offrire risposte estetiche a problemi esistenziali. Hanno creduto che bastasse circondarsi di star, sorrisi e glamour, che fosse sufficiente sentirsi più cool, più intelligenti, più giusti, meno pacchiani dell’avversario. Hanno scommesso sull’auto-evidenza della grossolanità altrui, senza comprendere che il paese reale è fatto di persone pervase da una stanchezza profonda, sia economica che culturale.

Questo duplice malessere ha creato un terreno fertile dove la disinformazione, paradossalmente, ha finito per rivelare una verità fondamentale attraverso il falso: l’esistenza di un’élite progressista che prova un disgusto viscerale per la gente comune, un disgusto che cerca di nascondere sotto strati di glitter e retorica inclusiva.

Le persone percepiscono di essere costantemente ingannate. Una percezione su cui fa leva la disinformazione populista. E l’inganno sta proprio in questa patinatura progressista che propone il glamour come risposta alla precarietà - sia economica che identitaria.

In questo scenario, il trionfo della grossolanità esplicita sulla raffinatezza ipocrita non è una vittoria ideologica, ma un fallimento sistemico: è l’incapacità di costruire un’alternativa che sappia essere onesta nel riconoscere il malessere diffuso senza strumentalizzarlo e la mancata volontà di cambiare binario, di proporre soluzioni alternative al capitalismo senza nascondersi dietro il velo della superiorità culturale.

La sfida ora è costruire una risposta politica che non cada né nell’estetizzazione superficiale dei problemi né nella loro strumentalizzazione populista. Come riconnettere il discorso progressista con le reali necessità - materiali ed esistenziali - delle persone?​​​​​​​​​​​​​​​​
Consapevoli che, forse, il tempo già non c’è più.
Ciò a cui stiamo assistendo è l’esito dello scontro tra due forme interne al tecnocapitalismo. Uno scontro che rivela tutte le contraddizioni del nostro sistema socioeconomico, e che racconta una spaccatura sociale che non nasce oggi, e che si manifesta sempre più spesso nelle risposte elettorali negli Stati Uniti, come in Europa. I progressisti americani hanno commesso l’errore fatale di offrire risposte estetiche a problemi esistenziali. Hanno creduto che bastasse circondarsi di star, sorrisi e glamour, che fosse sufficiente sentirsi più cool, più intelligenti, più giusti, meno pacchiani dell’avversario. Hanno scommesso sull’auto-evidenza della grossolanità altrui, senza comprendere che il paese reale è fatto di persone pervase da una stanchezza profonda, sia economica che culturale. Questo duplice malessere ha creato un terreno fertile dove la disinformazione, paradossalmente, ha finito per rivelare una verità fondamentale attraverso il falso: l’esistenza di un’élite progressista che prova un disgusto viscerale per la gente comune, un disgusto che cerca di nascondere sotto strati di glitter e retorica inclusiva. Le persone percepiscono di essere costantemente ingannate. Una percezione su cui fa leva la disinformazione populista. E l’inganno sta proprio in questa patinatura progressista che propone il glamour come risposta alla precarietà - sia economica che identitaria. In questo scenario, il trionfo della grossolanità esplicita sulla raffinatezza ipocrita non è una vittoria ideologica, ma un fallimento sistemico: è l’incapacità di costruire un’alternativa che sappia essere onesta nel riconoscere il malessere diffuso senza strumentalizzarlo e la mancata volontà di cambiare binario, di proporre soluzioni alternative al capitalismo senza nascondersi dietro il velo della superiorità culturale. La sfida ora è costruire una risposta politica che non cada né nell’estetizzazione superficiale dei problemi né nella loro strumentalizzazione populista. Come riconnettere il discorso progressista con le reali necessità - materiali ed esistenziali - delle persone?​​​​​​​​​​​​​​​​ Consapevoli che, forse, il tempo già non c’è più.
21.2K 580 a month ago
Esce oggi in libreria (e nei prossimi giorni in edicola insieme al Corriere della Sera) “L’algoritmo di Babele”, che ho scritto con l’esperto di media digitali Simone Arcagni. È un viaggio tra letteratura, mito e filosofia per raccontare una storia culturale dell’intelligenza artificiale, e capire quali sogni e terrori ci hanno portato a inventare il futuro. Buona lettura!
Esce oggi in libreria (e nei prossimi giorni in edicola insieme al Corriere della Sera) “L’algoritmo di Babele”, che ho scritto con l’esperto di media digitali Simone Arcagni. È un viaggio tra letteratura, mito e filosofia per raccontare una storia culturale dell’intelligenza artificiale, e capire quali sogni e terrori ci hanno portato a inventare il futuro. Buona lettura!
2.2K 23 a month ago
Introduzione a “L’Algoritmo di Babele. Storie e miti dell’intelligenza artificiale” (Solferino), scritto da me e Simone Arcagni, che uscirà domattina.
Introduzione a “L’Algoritmo di Babele. Storie e miti dell’intelligenza artificiale” (Solferino), scritto da me e Simone Arcagni, che uscirà domattina.
589 26 a month ago
Viviamo sommersi da un diluvio incessante di contenuti culturali. Ogni mattina ci svegliamo e troviamo decine di nuovi libri sugli scaffali delle librerie, nuove serie TV che debuttano sulle piattaforme di streaming e al cinema, album musicali che sgomitano per conquistare la nostra attenzione già frammentata.

Il mondo della cultura è diventato una catena di montaggio impazzita, che produce senza sosta e senza chiedersi se c’è davvero qualcuno dall’altra parte in grado di assorbire questa valanga di stimoli. Gli artisti sono intrappolati in questo vortice produttivo. Il mercato li spinge a pubblicare con ritmi sempre più serrati, a mantenersi sempre presenti e rilevanti.
Un romanzo di due mesi fa è già considerato vecchio, un album dell’anno scorso è praticamente archeologia. Questa pressione alla produzione continua ha definitivamente eroso il tempo necessario per la riflessione, per la maturazione delle idee, per quel processo lento e inefficiente che è la creazione artistica.
E noi, dall’altra parte, ci troviamo paralizzati dall’abbondanza. Accumuliamo liste infinite di libri da leggere, serie da vedere, musica da ascoltare. Ci portiamo addosso un senso di colpa culturale cronico, come se fossimo sempre in debito nei confronti di qualche opera che non abbiamo ancora consumato. Gli artisti sono costretti a produrre prima di essere davvero pronti, e noi consumiamo senza davvero assaporare. La cultura è la vittima prediletta della logica del consumo compulsivo, della necessità di generare costantemente novità per alimentare un mercato globale insaziabile.

Non si tratta di opporsi alla corrente né di lasciarsi trasportare passivamente: si tratta di imparare a vivere tra i detriti di questo naufragio. Di accettare che scaviamo tra infinite stratificazioni di contenuti alla ricerca di qualcosa che forse non esiste più: il tempo lungo della creazione, il respiro profondo dell’arte, la sedimentazione lenta del significato. Forse è questo il nostro destino: abitare le macerie di un’idea di cultura che non tornerà, e trovare in queste rovine una qualche bellezza.
Viviamo sommersi da un diluvio incessante di contenuti culturali. Ogni mattina ci svegliamo e troviamo decine di nuovi libri sugli scaffali delle librerie, nuove serie TV che debuttano sulle piattaforme di streaming e al cinema, album musicali che sgomitano per conquistare la nostra attenzione già frammentata. Il mondo della cultura è diventato una catena di montaggio impazzita, che produce senza sosta e senza chiedersi se c’è davvero qualcuno dall’altra parte in grado di assorbire questa valanga di stimoli. Gli artisti sono intrappolati in questo vortice produttivo. Il mercato li spinge a pubblicare con ritmi sempre più serrati, a mantenersi sempre presenti e rilevanti. Un romanzo di due mesi fa è già considerato vecchio, un album dell’anno scorso è praticamente archeologia. Questa pressione alla produzione continua ha definitivamente eroso il tempo necessario per la riflessione, per la maturazione delle idee, per quel processo lento e inefficiente che è la creazione artistica. E noi, dall’altra parte, ci troviamo paralizzati dall’abbondanza. Accumuliamo liste infinite di libri da leggere, serie da vedere, musica da ascoltare. Ci portiamo addosso un senso di colpa culturale cronico, come se fossimo sempre in debito nei confronti di qualche opera che non abbiamo ancora consumato. Gli artisti sono costretti a produrre prima di essere davvero pronti, e noi consumiamo senza davvero assaporare. La cultura è la vittima prediletta della logica del consumo compulsivo, della necessità di generare costantemente novità per alimentare un mercato globale insaziabile. Non si tratta di opporsi alla corrente né di lasciarsi trasportare passivamente: si tratta di imparare a vivere tra i detriti di questo naufragio. Di accettare che scaviamo tra infinite stratificazioni di contenuti alla ricerca di qualcosa che forse non esiste più: il tempo lungo della creazione, il respiro profondo dell’arte, la sedimentazione lenta del significato. Forse è questo il nostro destino: abitare le macerie di un’idea di cultura che non tornerà, e trovare in queste rovine una qualche bellezza.
31.1K 579 2 months ago
Gli storici del futuro si chiederanno di noi, 
Come noi oggi ci chiediamo
Intorno a quel che accadde un tempo:
Ma come fu possibile quell’orrore?

Come fu possibile che il mondo, 
Messo di fronte a quella violenza, 
A quella supponenza,
A quel gusto per la distruzione dell’altro 
Restasse a guardare, facendosi bastare
Un commento di commiato,
Un post accorato,
Un supporto impotente?

Come fu possibile che tutte le immagini, 
Tutto il dolore in presa diretta
Di milioni di innocenti
Non portasse ad arrestare
L’oppressore che si dichiarava oppresso?

A fermare un orrore
Nascosto in piena vista, 
Supportato chi, per mestiere, 
Si vantava di esportare democrazia?
Gli storici del futuro si chiederanno di noi, Come noi oggi ci chiediamo Intorno a quel che accadde un tempo: Ma come fu possibile quell’orrore? Come fu possibile che il mondo, Messo di fronte a quella violenza, A quella supponenza, A quel gusto per la distruzione dell’altro Restasse a guardare, facendosi bastare Un commento di commiato, Un post accorato, Un supporto impotente? Come fu possibile che tutte le immagini, Tutto il dolore in presa diretta Di milioni di innocenti Non portasse ad arrestare L’oppressore che si dichiarava oppresso? A fermare un orrore Nascosto in piena vista, Supportato chi, per mestiere, Si vantava di esportare democrazia?
34.4K 334 2 months ago
Educare alla ses*ualità a scuola: in Italia è utopia? Gli adolescenti hanno espresso il bisogno di informarsi e conoscere il tema, e in assenza di un’educazione attingono alle informazioni online disponibili. Poi però non possiamo lamentarci. Dall’intervento di Maura a Quante Storie, su Rai3, dell’11 ottobre.
Educare alla ses*ualità a scuola: in Italia è utopia? Gli adolescenti hanno espresso il bisogno di informarsi e conoscere il tema, e in assenza di un’educazione attingono alle informazioni online disponibili. Poi però non possiamo lamentarci. Dall’intervento di Maura a Quante Storie, su Rai3, dell’11 ottobre.
6.4K 115 2 months ago
Ma è stata davvero una superca*zola? Analizziamo il discorso del ministro della Cultura Alessandro Giuli e critichiamo il modo con cui è stato riportato da vari media.
Ma è stata davvero una superca*zola? Analizziamo il discorso del ministro della Cultura Alessandro Giuli e critichiamo il modo con cui è stato riportato da vari media.
1.8K 85 2 months ago